La storia

castello_al_monteLa città di San Severino Marche trae le sue origini dall’antica Septempeda: colonia e municipio romano, importante per la posizione sulla via che collegava l’Adriatico alla Flaminia. Sede vescovile, ebbe come pastore Severino, morto poco prima che la città venisse saccheggiata dai Goti di Totila (545).
Di fronte all’invasione, gli abitanti cercarono rifugio sul vicino monte Nero, dove portarono le spoglie del loro santo Vescovo, dando vita a un nuovo centro abitato che da lui prese il nome. Dopo la dominazione longobarda passò alla Chiesa e, quindi, fu libero Comune ghibellino, in lotta con i vicini Comuni guelfi.
Dalla seconda metà del ‘300 ai primi decenni del ‘400 fu sottoposta alla Signoria degli Smeducci, cui seguì quella degli Sforza, per ritornare nel 1445 alla Chiesa.
Nel 1586 fu elevata a sede vescovile ed ebbe il titolo di città, seguendo poi le vicende del resto della regione sotto il diretto controllo dello Stato pontificio fino all’unità d’Italia.
Il patrimonio artistico di San Severino è fortemente legato al periodo di massima autonomia del Comune e ai primi decenni del governo ecclesiastico: a quest’epoca risalgono sia le numerose chiese gotiche visibili in città e nel territorio, sia le opere lasciate dalla locale scuola pittorica che ebbe i suoi massimi esponenti nei fratelli Salimbeni e in Lorenzo d’Alessandro, rispettivamente all’inizio e alla fine del XV secolo.
Il monumento più vistoso della città è la grande piazza porticata, dall’insolita forma a fuso, lunga 224 metri e larga 55. Su un lato si trova il teatro Feronia, opera dell’architetto settempedano Ireneo Aleandri che lo fece costruire nel 1827 sulle rovine di un teatro ligneo settecentesco.
Il luogo detto Castello, sede della città medievale sulla cima del monte Nero, conserva ampi tratti di mura, due porte e, sulla sommità, le “due torri” simbolo del paese: quella del Comune (che presenta ancora uno stemma con il leone passante ghibellino) e, di fronte, il campanile del Duomo Vecchio.
Quest’ultimo, costruito nel X secolo e rimaneggiato più volte, custodisce all’interno i resti del santo patrono. Nella zona archeologica in località Pieve, invece, sono stati riportati alla luce i resti di mura dell’antica Septempeda (II secolo a. C.) e parti di un impianto termale con piscina, caldarium e frigidarium.
A circa 10 chilometri dalla città, in direzione nord-est, sopra un colle, si trovano infine i resti del duecentesco castello di Pitino, uno dei più importanti castelli medievali della zona che, già appartenuto agli Smeducci, conserva oggi un’imponente torre quadrata.
Nei pressi è stata rinvenuta anche una necropoli picena, i cui reperti sono ora custoditi al Museo archeologico “G. Moretti”.

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